Cassazione penale Sez. V sentenza n. 40285 del 28 settembre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:40285PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La minaccia di morte o di grave danno, anche se espressa in forma dubitativa o condizionale, integra il reato di minaccia ai sensi dell'art. 612 c.p. qualora risulti dalla complessiva valutazione delle circostanze che la condotta dell'imputato sia stata idonea a suscitare nella persona offesa un fondato timore per la propria incolumità. A tal fine, rileva non solo il tenore letterale delle espressioni utilizzate, ma anche il contesto in cui le stesse sono state pronunciate, la condizione soggettiva della vittima e gli altri elementi di fatto che possano conferire concretezza e serietà alla minaccia. Pertanto, la mancata prova di lesioni fisiche non esclude necessariamente la configurabilità del reato di minaccia, ove risulti comunque accertata l'idoneità della condotta a determinare un fondato allarme nella persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo A. - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto nell'interesse di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza emessa il 14/01/2015 dal Giudice di pace di Sondrio;
visti gli atti, la sentenza impugnata ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Paolo Micheli;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott.ssa DI NARDO Marilia, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso;
udito per il ricorrente l…

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