Cassazione penale Sez. I sentenza n. 10456 del 2 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:10456PEN

Massima

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Il diniego di misure alternative alla detenzione, quali l'affidamento in prova al servizio sociale, la detenzione domiciliare e la semilibertà, deve essere adeguatamente motivato, valutando concretamente la sussistenza dei presupposti normativi, l'attualità della pericolosità sociale del condannato, il suo comportamento in fase esecutiva e la concreta possibilità di un suo positivo reinserimento sociale attraverso il programma rieducativo proposto. La mera genericità dei riferimenti ai precedenti penali e alla commissione di reati in epoca remota, senza alcuna valutazione del percorso successivamente intrapreso dal detenuto, non è sufficiente a giustificare il diniego di tali benefici, i quali devono essere invece concessi laddove risultino effettivamente idonei a favorire il recupero e il reinserimento del condannato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CORTESE Arturo - Presidente

Dott. NOVIK ((omissis)) - Consigliere

Dott. MANCUSO ((omissis)) - Consigliere

Dott. ESPOSITO Aldo - rel. Consigliere

Dott. CENTONZE Alessandro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 159/2015 TRIBUNALE SORVEGLIANZA di CATANIA, del 27/05/2015;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ESPOSITO Aldo;
lette le conclusioni del Procuratore Generale, in persona del Dott. MAZZOTTA Gabriele, che chiedeva annullarsi l'ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di sorveglianza di Catania.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 27/05/2015 il Tribunale di sorveglianza d…

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