Il giudice di legittimità, nell'esaminare il ricorso proposto da un maresciallo dei carabinieri condannato per reati commessi nell'esercizio delle sue funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria, afferma che la sentenza impugnata ha dato puntuale e adeguata motivazione in ordine alla valutazione delle prove, respingendo le censure generiche e vaghe del ricorrente. In particolare, la responsabilità penale è stata accertata sulla base delle dichiarazioni delle parti offese, delle testimonianze di altri appartenenti all'Arma dei Carabinieri, nonché degli esiti delle perquisizioni e delle indagini di polizia giudiziaria, che hanno consentito di ricostruire i fatti di truffa, falso, peculato e ricettazione di documenti contraffatti, commessi dall'imputato abusando della sua qualità di pubblico ufficiale. Il giudice di legittimità ribadisce che la motivazione della sentenza impugnata, integrata da quella di primo grado, è esaustiva e immune da vizi logici o giuridici, respingendo le critiche del ricorrente che si limitano a prospettare una diversa valutazione delle prove, senza cogliere alcuna carenza o illogicità nell'iter argomentativo seguito dai giudici di merito.