Il diritto di critica nei confronti di un professionista, come l'avvocato, può essere legittimamente esercitato dal cliente quando sussistono effettivamente fatti che giustificano tale critica, purché essa sia espressa in modo non inurbano e sia diretta, in primo luogo, all'ordine professionale di appartenenza del professionista e, in secondo luogo, al professionista stesso. La critica può essere altresì comunicata a soggetti terzi, come l'avvocato di controparte, quando ciò sia necessario per supportare e giustificare una richiesta rivolta al professionista criticato, come ad esempio una richiesta di dilazione del pagamento di una somma dovuta a titolo di risarcimento danni. Il diritto di critica, tuttavia, trova il suo limite nel rispetto della reputazione e della personalità del professionista, non potendo essere esercitato attraverso l'utilizzo di espressioni offensive o lesive. Spetta al giudice di merito accertare, nel caso concreto, la sussistenza dei presupposti per il legittimo esercizio del diritto di critica, nonché la proporzionalità e la continenza delle espressioni utilizzate.