Il cambio di destinazione d'uso di un immobile da abitazione ad ufficio o attività di servizi sociali, assistenziali e religiosi di proprietà e/o gestione privata, è ammesso dalla normativa urbanistica comunale, anche senza l'esecuzione di opere edilizie, purché l'attività da svolgere rientri effettivamente nella categoria di "servizi sociali" prevista dagli strumenti urbanistici, come nel caso di una scuola dell'infanzia o asilo nido, in quanto tali attività sono da ritenersi strumentali ai bisogni della zona residenziale interessata, a prescindere dalla collocazione dell'immobile al piano terra, rialzato o seminterrato. L'amministrazione comunale non può negare il cambio di destinazione d'uso sulla base di una interpretazione restrittiva delle norme urbanistiche che escluda tali attività sociali e assistenziali di natura privata, in quanto ciò contrasterebbe con la ratio legis di favorire la realizzazione di servizi di prossimità a beneficio della collettività residente.