La proroga di una concessione di beni pubblici, anche se formalmente presentata come mera presa d'atto di una scadenza già prevista, costituisce in sostanza un rinnovo del rapporto concessorio, che deve avvenire nel rispetto dei principi di evidenza pubblica e di parità di trattamento. Pertanto, l'affidamento diretto della gestione di un impianto sportivo comunale per un ulteriore periodo di 25 anni, senza gara, è illegittimo in quanto viola il divieto di rinnovo dei contratti pubblici scaduti, previsto dalla normativa nazionale e regionale di settore. Il giudice amministrativo è competente a conoscere della controversia relativa all'affidamento di una concessione di beni pubblici, anche quando il rapporto tra l'amministrazione e il concessionario abbia natura contrattuale, in quanto l'esercizio del potere concessorio da parte dell'ente pubblico è espressione di un'attività autoritativa, incidente su interessi legittimi di terzi aspiranti alla gestione del bene. La proposizione di una querela di falso avverso il provvedimento impugnato non comporta automaticamente la sospensione del giudizio amministrativo, qualora la dedotta falsità riguardi aspetti marginali e non incidenti sulla legittimità dell'affidamento, potendosi in tal caso procedere alla decisione della controversia indipendentemente dall'accertamento della falsità del documento.