Il tentativo di importazione di ingenti quantità di sostanze stupefacenti, anche se non portato a compimento per il rifiuto dei fornitori di cedere l'intera partita richiesta, integra il reato di tentata importazione di droga, essendo sufficiente il raggiungimento di un accordo tra le parti sulla quantità e sul prezzo della sostanza, senza che sia necessaria la materiale consegna della droga. La mancata conclusione dell'accordo per la sola volontà dei fornitori di non cedere l'intera partita richiesta non costituisce una forma di desistenza volontaria, in quanto la prosecuzione dell'azione criminosa non è stata impedita da una libera determinazione dell'agente, ma da fattori esterni. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la gravità del fatto, la condotta processuale dell'imputato e la sua mancata resipiscenza, può legittimamente ritenere che le attenuanti generiche non prevalgano sull'aggravante del traffico internazionale di ingenti quantità di droga e comminare una pena adeguata, senza incorrere in vizi di motivazione. Il sindacato di legittimità sulla commisurazione della pena è infatti limitato ai soli casi di manifesta illogicità o arbitrarietà della decisione, non ravvisabili nella fattispecie.