Il diniego di concessione di un bene demaniale, ai sensi dell'art. 36 del Codice della Navigazione, costituisce legittima espressione del potere ampiamente discrezionale spettante all'amministrazione pubblica, la quale può valutare e considerare tutti gli interessi pubblici specifici che, insorgenti dalla dimensione territoriale del bene, interferiscono sull'uso individuale a base della richiesta di concessione. Tra tali interessi rientra la scelta di permettere alla collettività il libero accesso alla spiaggia, in quanto la concessione deve essere compatibile con l'intero spettro delle esigenze pubblicistiche gravanti sul territorio in cui ricade l'area oggetto della richiesta. Pertanto, l'amministrazione può revocare la procedura di selezione pubblica per il rilascio della concessione e rigettare le istanze di concessione, motivando tale decisione con l'esigenza di preservare la fruizione collettiva, generale, libera e indifferenziata della spiaggia, senza che tale scelta sia sindacabile dal giudice amministrativo sotto il profilo della logicità e ragionevolezza, salvo che non risulti adottata con intento discriminatorio o emulativo. Tuttavia, l'amministrazione è tenuta a dare esecuzione al giudicato formatosi sulle spese processuali liquidate a favore del ricorrente, con applicazione della sanzione pecuniaria ex art. 114, comma 4, lett. e), c.p.a. in caso di ulteriore inottemperanza.