L'informazione antimafia interdittiva adottata dalla Prefettura nei confronti di un'impresa individuale è legittima quando sussistono elementi oggettivi sintomatici di possibili collegamenti con organizzazioni malavitose, tali da far ritenere concreto il pericolo di infiltrazioni criminali tendenti a condizionarne l'attività, anche in ragione del contesto familiare e sociale in cui l'impresa opera. Il giudizio sotteso all'interdittiva non richiede il medesimo grado di concludenza probatoria necessario per dimostrare l'appartenenza del soggetto ad associazioni di tipo mafioso, essendo sufficiente la valutazione di un concreto pericolo di permeabilità dell'impresa alle ingerenze della criminalità organizzata, secondo una prognosi fondata su elementi oggettivi. L'ammissione dell'impresa al controllo giudiziario ex art. 34-bis del Codice Antimafia non determina la sospensione retroattiva degli effetti dell'interdittiva già adottata, ma solo la temporanea quiescenza di alcuni suoi effetti, senza consentire il ripristino di benefici già negati o revocati. Pertanto, l'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura è tenuta a dare esecuzione all'interdittiva antimafia, revocando i contributi pubblici già erogati e negando quelli richiesti successivamente all'adozione del provvedimento interdittivo, anche se reiterato.