Il provvedimento di demolizione di opere edilizie realizzate in assenza di titolo abilitativo o in difformità da esso è un atto vincolato per l'amministrazione, che non può essere escluso dalla mera presentazione di una successiva istanza di accertamento di conformità ai sensi dell'art. 36 del D.P.R. n. 380/2001. La presentazione di tale istanza determina solo una sospensione dell'efficacia del provvedimento demolitorio, che riacquista la sua efficacia in caso di rigetto della domanda di sanatoria. L'amministrazione è tenuta a verificare la sussistenza dei presupposti per l'adozione del provvedimento di demolizione, senza che possano rilevare eventuali vizi procedimentali, atteso che il potere esercitato è vincolato e non discrezionale. Pertanto, l'ordine di demolizione è legittimo qualora le opere realizzate risultino abusive per difetto di titolo edilizio, di autorizzazione paesaggistica o per contrasto con la disciplina urbanistica, senza che assumano rilievo le deduzioni del privato circa la natura provvisoria o di mera finitura degli interventi. Analogamente, è legittimo il provvedimento di rimozione e smaltimento di materiale di scavo abbandonato in aree esterne al cantiere, in quanto qualificabile come rifiuto ai sensi dell'art. 192, comma 3, del D.Lgs. n. 152/2006, senza che possa trovare applicazione la deroga prevista per il riutilizzo nel medesimo sito, ove non ne siano rispettati i presupposti.