Il termine breve per proporre ricorso per cassazione avverso una sentenza di appello in materia fallimentare, ai sensi dell'art. 99, ultimo comma, della legge fallimentare nel testo applicabile ratione temporis, è ridotto alla metà, ossia a trenta giorni dalla notificazione della sentenza. Il mancato rispetto di tale termine comporta l'inammissibilità del ricorso. Il principio di diritto è volto a garantire la celerità e l'efficienza del procedimento fallimentare, evitando che l'impugnazione della sentenza di appello possa ritardare ingiustificatamente la definizione della procedura concorsuale. La ratio della norma è quella di assicurare la rapida definizione della fase di accertamento del passivo fallimentare, nell'interesse della massa dei creditori e della regolare prosecuzione della procedura. Tale termine breve, di carattere decadenziale, non è suscettibile di sospensione o interruzione e deve essere rispettato a pena di inammissibilità del ricorso per cassazione, indipendentemente dalla complessità della vicenda processuale sottostante. La massima afferma quindi il principio di diritto secondo cui il mancato rispetto del termine breve di trenta giorni per proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza di appello in materia fallimentare comporta l'inammissibilità del ricorso, in applicazione della disciplina prevista dall'art. 99, ultimo comma, della legge fallimentare, al fine di assicurare la celerità e l'efficienza della procedura concorsuale.