Il provvedimento di rigetto dell'istanza di revoca o sostituzione di una misura cautelare personale deve essere adeguatamente motivato, tenendo conto della gravità del fatto, dei precedenti penali dell'imputato, del tempo trascorso dal momento dell'esecuzione del reato e dal momento dell'applicazione della misura, al fine di valutare l'attualità e la concretezza delle esigenze cautelari. Il giudice è tenuto a verificare se, nonostante il decorso del tempo, permangano concrete e attuali le esigenze cautelari, senza poter fare riferimento in modo automatico ai precedenti penali dell'imputato, i quali devono essere valutati in relazione alla loro attualità e gravità. L'ordinanza di rigetto della richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare è impugnabile con l'appello cautelare previsto dall'art. 310 c.p.p., non essendo ammesso il ricorso immediato per cassazione ai sensi dell'art. 311 c.p.p., comma 2, che è consentito solo avverso l'ordinanza genetica della misura e non contro i provvedimenti successivi.