Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 21991 del 30 maggio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:21991PEN

Massima

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Il provvedimento cautelare personale, pur se cessato, può mantenere un interesse all'impugnazione in capo all'indagato, ai fini dell'accertamento della sussistenza delle condizioni di applicabilità delle misure previste dagli articoli 273 e 280 c.p.p., in quanto tale accertamento può costituire presupposto per il riconoscimento del diritto ad un'equa riparazione per la custodia cautelare ingiustamente subita. Tuttavia, tale interesse non può risolversi in una mera ed astratta pretesa alla esattezza teorica del provvedimento impugnato, priva di incidenza pratica sulla economia del procedimento, ma deve essere concreto e attuale, manifestato in modo certo e documentato dall'interessato, anche con riferimento all'assenza di cause ostative di cui all'art. 314, comma 4, c.p.p. In difetto di tale espressa e univoca manifestazione di volontà, l'interesse all'impugnazione deve ritenersi venuto meno, determinando l'inammissibilità del ricorso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' ((omissis)) - Presidente

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

GI. Sa. Ni., nato a (OMESSO);

avverso l'ordinanza in data 25-10-07 del Tribunale di Catanzaro.

Visti gli atti, l'ordinanza impugnata ed il ricorso.

Udita la relazione fatta dal Consigliere, Dott. ((omissis)).

Udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. SELVAGGI Eugenio, che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

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