Cassazione penale Sez. V sentenza n. 17786 del 29 aprile 2019

ECLI:IT:CASS:2019:17786PEN

Massima

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Il giudice di pace, nel valutare la responsabilità penale dell'imputato per il reato di minaccia, è tenuto a motivare in modo esaustivo e argomentato le ragioni per le quali ritiene attendibili le dichiarazioni delle persone offese, pur in presenza di testimonianze oculari che non hanno percepito frasi minacciose, senza limitarsi a un mero richiamo alle fonti di prova. La mancata valutazione critica delle deposizioni testimoniali favorevoli all'imputato integra un vizio di motivazione apparente, che comporta l'annullamento della sentenza con rinvio per nuovo esame. La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall'art. 131-bis c.p., non è applicabile ai reati di competenza del giudice di pace, in quanto il sistema processuale e sostanziale introdotto per tali reati prevede una disciplina specifica in materia di tenuità del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MICCOLI Grazia - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. ROMANO Miche - Rel. Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 23/05/2016 del Giudice di pace di Alatri;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Romano Michele;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. Epidendio Tomaso, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile;
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza indicata in epigrafe il Giudice di pace di Alatri ha condannato (OMISSI…

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