Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25283 del 26 giugno 2012

ECLI:IT:CASS:2012:25283PEN

Massima

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La minaccia di violenza privata, formulata nel contesto di un procedimento giudiziario al fine di paralizzare l'azione della parte offesa, integra il reato di violenza privata, a prescindere dalla determinatezza dell'oggetto della costrizione, essendo sufficiente che la minaccia sia diretta a impedire l'esercizio di un diritto o l'adempimento di un obbligo. Il requisito della determinatezza dell'oggetto della costrizione è infatti soddisfatto quando la minaccia sia finalizzata a impedire la prosecuzione di una causa civile, in quanto tale comportamento è chiaramente individuabile. Pertanto, la condanna per il reato di violenza privata è legittima laddove la minaccia, valutata nel contesto in cui è stata formulata e in assenza di diversi elementi interpretativi forniti dalla difesa, risulti diretta a paralizzare l'azione giudiziaria intrapresa dalla parte offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 15/10/2009 della Corte d'Appello di Roma;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Carlo Zaza;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dott. DELEHAYE Enrico che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

udito per la parte civile l'avv. (OMISSIS)…

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