Cassazione penale Sez. V sentenza n. 7017 del 23 febbraio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:7017PEN

Massima

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Il reato di diffamazione sussiste quando l'autore, con coscienza e volontà, comunica alla collettività fatti determinati, anche se non pienamente provati, idonei a ledere la reputazione e il decoro di una persona, senza che rilevi la mera intenzione di esprimere un giudizio negativo sulla condotta altrui. Pertanto, l'attribuzione a un soggetto di comportamenti e connotazioni incompatibili con i canoni della civile convivenza, tali da indurre un mutamento radicale e pregiudizievole delle sue scelte esistenziali e lavorative, integra il reato di diffamazione, a prescindere dalla percezione negativa o meno del termine utilizzato per identificare il soggetto offeso nella comunità di riferimento. Ciò in quanto la diffamazione si realizza attraverso la divulgazione di una immagine deteriore della persona, volta a sminuirne il credito e la considerazione sociale, anche mediante il riferimento a elementi attinenti alla sua sfera religiosa o personale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE Renato Luigi - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - rel. Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) MA. FR. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 109/2008 TRIBUNALE di TORINO, del 08/07/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 17/11/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Spinaci Sante, che ha concluso per l'inammissibilita'.

FATTO E DIRITTO

Con sentenza 8.7.09, il tr…

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