La partecipazione consapevole e finalizzata di un soggetto alla fase organizzativa di una rissa armata, pur senza prendere parte materialmente allo scontro violento, comporta la sua responsabilità per concorso nei reati di rissa aggravata e di porto illegale di armi, anche qualora non abbia avuto un ruolo diretto nell'azione omicidiaria o lesiva. Ciò in quanto la condanna per tali reati è fondata sulla consapevole adesione alla spedizione armata, di cui l'imputato ha fornito un apporto effettivo, almeno attraverso il trasporto dei coimputati sul luogo dello scontro e il loro successivo recupero. L'assoluzione di tale soggetto dai reati di omicidio e lesioni può essere motivata dalla circostanza che l'azione violenta di questi ultimi sia stata estemporanea e non preordinata, maturando al momento in cui la controparte si è atteggiata allo scontro anziché alla trattativa. In un contesto di rissa, caratterizzato dall'uso di armi da entrambe le parti, deve escludersi la scriminante della legittima difesa e, di conseguenza, l'ipotesi dell'eccesso colposo, mentre non è configurabile l'attenuante del concorso anomalo ex art. 116 c.p. per colui che abbia avuto una partecipazione diretta all'azione violenta. La valutazione in ordine al riconoscimento delle attenuanti generiche rientra nella discrezionalità dei giudici di merito, la cui motivazione è incensurabile in sede di legittimità, salvo vizi logici.