Il differimento del colloquio tra l'indagato detenuto e il suo difensore, disposto ai sensi dell'art. 104, comma 3, c.p.p., è compatibile con il diritto di difesa e i principi del giusto processo, in quanto misura eccezionale e temporanea, giustificata dall'esigenza di preservare il buon esito delle indagini, in particolare il pericolo di inquinamento probatorio e di preordinazione di comuni tesi difensive di comodo. Il diritto di difesa può variamente atteggiarsi in funzione delle peculiari caratteristiche dei singoli procedimenti e nel superiore interesse della giustizia, senza che il differimento del colloquio con il difensore leda il diritto di difesa o le prerogative assicurate dalla Convenzione europea dei diritti dell'Uomo. Il decreto di differimento, motivato sulla base di specifiche esigenze cautelari, è compatibile con il principio di uguaglianza e non contrasta con l'art. 6 CEDU, in quanto misura ragionevole e proporzionata, volta a tutelare il corretto svolgimento delle indagini e l'accertamento della verità, senza pregiudicare irrimediabilmente il diritto di difesa dell'indagato.