Il legittimo impedimento dell'imputato a comparire all'udienza, determinato da ragioni di salute, deve essere accertato dal giudice anche d'ufficio, in assenza di rinuncia espressa dell'imputato, al fine di garantire il diritto di partecipazione al processo e il rispetto del principio del contraddittorio. Qualora il giudice ometta tale verifica, nonostante la sussistenza di elementi che rendono probabile il perdurare dell'impedimento, si configura una nullità assoluta e insanabile del procedimento, rilevabile in ogni stato e grado del giudizio. Il giudice di legittimità, nell'esaminare gli atti processuali, deve accertare d'ufficio l'eventuale esistenza di tale impedimento, anche se non dedotto nei motivi di ricorso, qualora emerga dagli atti in modo evidente e incontrovertibile, in quanto tale vizio determina una nullità rilevabile in ogni stato e grado del processo. Il mancato rilievo di tale nullità da parte della Corte di cassazione, pur avendo avuto accesso agli atti che la rendevano palese, configura un errore di fatto che legittima il ricorso straordinario ai sensi dell'art. 625-bis c.p.p.