Cassazione penale Sez. V sentenza n. 32464 del 19 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:32464PEN

Massima

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La mera affiliazione rituale ad un'associazione di tipo mafioso, storicamente accertata, è sufficiente a integrare il reato di partecipazione di cui all'art. 416-bis c.p., in quanto idonea ad accrescere la potenziale capacità operativa ed intimidatoria del sodalizio criminoso, senza che sia necessario il compimento di specifici atti esecutivi della condotta illecita programmata. La celebrazione del rito di affiliazione, infatti, comporta la "messa a disposizione" del soggetto affiliato all'organizzazione, realizzando così il requisito della partecipazione al fenomeno associativo, a prescindere dall'effettivo svolgimento di un ruolo dinamico e funzionale all'interno del sodalizio. Tale principio si fonda sulla natura di reato di pericolo presunto del delitto di cui all'art. 416-bis c.p., per il quale è sufficiente la dichiarata adesione al sodalizio per integrare l'offesa all'ordine pubblico, a prescindere dall'effettiva realizzazione di condotte delittuose. Pertanto, la semplice affiliazione rituale, in assenza di una dissociazione espressa dal sodalizio, è idonea a fondare il quadro indiziario necessario per l'applicazione della misura cautelare, anche in assenza di un concreto apporto del singolo affiliato alle attività criminose del gruppo. Ciò in quanto l'ingresso nel sodalizio mafioso, attraverso il rito di affiliazione, è di per sé sufficiente ad accrescere la capacità operativa e intimidatoria dell'associazione, a prescindere dall'effettivo svolgimento di un ruolo attivo da parte del singolo. La recente affiliazione, inoltre, è indice della persistente e attuale pericolosità del soggetto, tale da giustificare l'applicazione della misura cautelare, anche in assenza di una prova della reiterazione di specifici reati-fine, in ragione della presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p. per i delitti di cui all'art. 416-bis c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. MORELLI Francesca - rel. Consigliere

Dott. MOROSINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 05/02/2019 del TRIB. LIBERTA' di CATANZARO;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa MORELLI FRANCESCA;
lette/sentite le conclusioni del PG Dott. TOCCI STEFANO;
Il Proc. Gen. conclude per il rigetto;
udito il difensore:
l'avvocato (OMISSIS) INSISTE PER L'ACCOGLIMENTO DEL RICORSO.
RITENUTO IN FATTO
1. Viene proposto ricorso avverso l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro che si e' p…

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