Il Comune, nell'esercizio della propria discrezionalità nella pianificazione urbanistica del territorio, può legittimamente introdurre limiti all'edificabilità agricola anche in aree non comprese nel perimetro di un parco locale di interesse sovracomunale, purché tali limitazioni siano adeguatamente motivate da esigenze di tutela ambientale e paesaggistica e non risultino manifestamente irragionevoli o sproporzionate. Tuttavia, l'estensione generalizzata a tutto il territorio comunale del divieto di allevamento di cani, attività riconducibile all'esercizio dell'impresa agricola, costituisce una compressione ingiustificata della libertà di iniziativa economica privata, in assenza di una motivazione adeguata in relazione a specifiche esigenze di tutela di interessi pubblici prevalenti. Il Comune, nell'esercizio della propria potestà pianificatoria, deve pertanto contemperare le esigenze di tutela ambientale e paesaggistica con il rispetto della libertà di iniziativa economica privata, evitando di imporre limiti eccessivi e sproporzionati alle attività agricole.