La futilità del motivo che determina la commissione di un reato, ai fini dell'applicazione dell'aggravante di cui all'art. 61, n. 1, c.p., deve essere valutata non solo in base alla macroscopica sproporzione tra il movente e l'azione delittuosa, ma anche in relazione alla sua distanza dai valori costituzionali, in particolare dal principio di dignità umana e dal diritto alla vita. Il giudizio di futilità del motivo richiede un duplice accertamento: da un lato, la verifica della palese inadeguatezza del movente rispetto all'entità del reato commesso, e, dall'altro, la valutazione della sua manifesta incompatibilità con i fondamentali principi e diritti sanciti dalla Costituzione. Pertanto, l'aggravante dei futili motivi ricorre quando il movente, pur essendo individuato con certezza, risulta macroscopicamente sproporzionato rispetto all'azione criminosa e, al contempo, espressione di un impulso violento e criminale del tutto avulso dai valori costituzionali, configurandosi così come un mero pretesto per lo sfogo di istinti antisociali e pericolosi.