Il giudice di legittimità, nel confermare la condanna per il reato di ingiuria, afferma che: La valutazione della credibilità delle dichiarazioni della persona offesa può fondarsi sul riscontro con le deposizioni testimoniali di soggetti estranei al contesto familiare, nonché sulla coerenza di tali dichiarazioni con elementi di prova documentali, come un certificato medico attestante uno stato di ansia conseguente all'aggressione verbale subita. L'esimente della provocazione richiede la sussistenza di un fatto ingiusto, idoneo a provocare uno stato d'ira, e di una reazione proporzionata e adeguata a tale provocazione. Pertanto, la sproporzione e l'inadeguatezza della reazione dell'imputato rispetto al comportamento della persona offesa, anche se quest'ultimo potesse essere considerato ingiusto, escludono l'applicabilità della scriminante. La motivazione della sentenza può essere integrata con il contenuto di quella di primo grado, purché le argomentazioni siano coerenti e logicamente consequenziali.