Cassazione penale Sez. I sentenza n. 26050 del 16 giugno 2023

ECLI:IT:CASS:2023:26050PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La continuità criminosa tra il reato di partecipazione ad associazione mafiosa e i reati-fine commessi nell'ambito del sodalizio non è automatica, ma richiede che il giudice verifichi puntualmente che tali reati-fine siano stati programmati al momento in cui il partecipe si è determinato a fare ingresso nel sodalizio. Ove il reato-fine sia stato determinato da una circostanza occasionale, non prevedibile al momento dell'adesione all'associazione, non può ritenersi sussistente la continuazione tra i due reati. Il mero collegamento oggettivo tra il reato-fine e l'attività dell'associazione non è sufficiente a configurare la continuazione, essendo necessaria la verifica di una volizione unitaria tra i due reati. Pertanto, il giudice deve accertare con puntualità la sussistenza di tale nesso psicologico, non potendosi presumere in via automatica la continuazione tra il reato associativo e i reati-fine commessi dal partecipe.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BONI Monica - Presidente

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. LIUNI Teresa - Consigliere

Dott. CURAMI M.Serena - Consigliere

Dott. RUSSO Carmine - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 03/10/2022 della CORTE APPELLO di CATANZARO; udita la relazione svolta dal Consigliere CARMINE RUSSO;
lette le conclusioni del PG, Luigi Giordano, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 3 ottobre 2022 la Corte d'appello di Catanzaro, in funzione di giudice dell'esecuzione, ha respinto l'istanza di (OMISSIS), di applicazione della disciplina della continuazione tra le seguenti sente…

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