Il giudice dell'esecuzione, nel disporre la confisca e la distruzione di beni già sottoposti a sequestro in un procedimento penale definito, è tenuto a pronunciarsi mediante ordinanza, avverso la quale è proponibile opposizione davanti allo stesso giudice dell'esecuzione, ai sensi dell'art. 667, comma 4, c.p.p. Qualora sia erroneamente proposto ricorso per cassazione avverso tale ordinanza, il giudice di legittimità deve qualificare il ricorso come opposizione e disporne la trasmissione al giudice dell'esecuzione per il prosieguo del procedimento, in applicazione dell'art. 568, comma 5, c.p.p. Tale soluzione procedurale è assorbente rispetto alla valutazione di merito sulla legittimità della confisca, la quale deve essere rimessa all'esame del giudice dell'esecuzione competente. Il principio di diritto affermato mira a garantire il corretto esercizio dei poteri del giudice dell'esecuzione e il rispetto del diritto di difesa della parte interessata, attraverso la previsione di un rimedio giurisdizionale specifico avverso il provvedimento di confisca, in linea con i principi costituzionali di cui all'art. 27 Cost.