Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La realizzazione di uno sporto o di un ampliamento di un balcone, anche di modeste dimensioni, costituisce un intervento di ristrutturazione edilizia che richiede il previo rilascio del permesso di costruire ai sensi dell'art. 10, comma 1, lett. c), del d.P.R. n. 380 del 2001 (Testo unico dell'edilizia), in quanto comporta una modifica della sagoma e dei prospetti dell'edificio. Pertanto, in caso di esecuzione di tali opere in assenza del necessario titolo abilitativo, il Comune è legittimato ad adottare un provvedimento di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi ai sensi dell'art. 33 del medesimo Testo unico, senza che sia necessaria una specifica valutazione dell'interesse pubblico alla rimozione dell'abuso, atteso che il contrasto con gli strumenti urbanistici costituisce di per sé motivazione sufficiente per l'adozione dell'ordine repressivo. L'obbligo di richiedere il preventivo parere vincolante dell'amministrazione competente alla tutela dei beni culturali ed ambientali, previsto dall'art. 33, comma 4, del Testo unico, non sussiste per gli interventi realizzati in centro storico su immobili non vincolati, in quanto tale previsione normativa, ove interpretata in modo generalizzato, si porrebbe in contrasto con l'art. 118 della Costituzione, che attribuisce ai Comuni funzioni amministrative proprie in materia urbanistico-edilizia. Infine, la mancata notifica del provvedimento di demolizione a tutti i comproprietari non inficia la legittimità dell'ordine di ripristino, essendo sufficiente la notifica ad uno solo dei contitolari, fermo restando il diritto di ciascun comproprietario di impugnare autonomamente l'atto.