Cassazione penale Sez. V sentenza n. 28342 del 21 luglio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:28342PEN

Massima

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Il reato di minaccia sussiste quando la condotta dell'agente, anche attraverso espressioni generiche, sia idonea a limitare la libertà psichica della vittima, prospettandole il pericolo di un male ingiusto, senza che sia necessario l'effettivo verificarsi di uno stato di intimidazione. L'indeterminatezza del male minacciato non esclude la configurabilità del reato, purché tale male sia ingiusto e possa essere dedotto dalla situazione contingente. La pregressa conflittualità tra le parti, anche se non sfociata in interventi sindacali, può rilevare ai fini della valutazione del contesto in cui la minaccia è stata proferita e della sua idoneità a incutere timore nella vittima. Inoltre, l'esplicita qualificazione della frase come "minaccia" da parte dell'imputato, successivamente alla sua pronuncia, costituisce un elemento di conferma della natura minacciosa della condotta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MICCOLI Grazia - Presidente

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - rel. Consigliere

Dott. CARUSILLO Elena - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 08/07/2020 del TRIBUNALE di TRIESTE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANGELO CAPUTO.
Rilevato che le parti non hanno formulato richiesta di discussione orale ex Decreto Legge n. 137 del 2020, articolo 23, comma 8, convertito, con modificazioni, dalla L. 18 dicembre 2020, n. 176, prorogato, quanto alla disciplina processuale, in forza del Decreto Legge 1 aprile 2021, n. 44, artico…

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