Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condanna per omicidio volontario con premeditazione e per motivi abietti o futili può essere pronunciata sulla base di un quadro indiziario grave, preciso e concordante, anche in assenza di prove dirette sull'esecuzione materiale del delitto, quando le risultanze processuali escludono in modo ragionevole ipotesi alternative di responsabilità di terzi e dimostrano il concorso causale di più soggetti nell'ideazione e realizzazione del crimine. In particolare, rilevano a tal fine: l'accertamento di condotte finalizzate a predisporre le condizioni per l'agguato e a depistare le indagini; l'individuazione di moventi economici e di rancore della mandante nei confronti della vittima; la presenza di tracce biologiche della mandante sulla scena del crimine; la prova di una relazione di soggezione psicologica dell'esecutore materiale alla mandante. Tali elementi, valutati nel loro complesso e in modo logico e coerente, possono fondare la condanna oltre ogni ragionevole dubbio, senza che assuma rilievo decisivo l'impossibilità di accertare con precisione le modalità esecutive del fatto o l'arma utilizzata, né la mancata concessione di attenuanti generiche o di una diminuente per vizio parziale di mente, ove non provato in modo convincente.