Il ritardo ingiustificato della pubblica amministrazione nell'adottare un provvedimento richiesto dal cittadino, pur in assenza di un termine perentorio, integra una violazione del principio di buona amministrazione e del dovere di concludere tempestivamente il procedimento, comportando la responsabilità risarcitoria dell'ente per il danno non patrimoniale subito dal privato. Tale danno non patrimoniale può essere riconosciuto anche in relazione alla lesione di interessi costituzionalmente protetti, come il diritto all'abitazione, derivante dall'incertezza e dal disagio esistenziale causati dal ritardo nell'adozione del provvedimento richiesto. L'amministrazione, in assenza di giustificazioni, non può sottrarsi alla presunzione di colpa per il ritardo, essendo tenuta a provare le ragioni oggettive che hanno impedito il rispetto dei termini procedimentali, anche se non perentori. Il risarcimento del danno non patrimoniale conseguente al ritardo ingiustificato dell'amministrazione nel provvedere deve essere liquidato in via equitativa, tenendo conto della durata del ritardo e dell'incidenza concreta sulla sfera giuridica del privato.