ECLI:IT:CASS:2002:20716PEN
MOTIVI DELLA DECISIONE
P. A. era condannato dal tribunale di Taranto per il delitto di cui all'art. 486 c.p., per avere abusivamente riempito e fatto uso di un foglio firmato in bianco dal dipendente C. G., scrivendovi una dichiarazione con la quale questi si diceva debitore della somma di L. 35.000.000, oltre gli interessi, per un prestito ricevuto.
- Sul gravame dell'imputato, la Corte di appello confermava, previa, qualificazione del fatto come reato di cui all'art. 488 c.p.
- Ricorre personalmente il P., che deduce:
a) violazione dell'art. 521 c.p.p.;
b) illegittimità costituzionale dell'art. 488 c.p. in relazione agli art. 23 e 25 Cost., per le genericità della norma, in violazione del principio di tassatività;
c) vizio di motivazione per manifesta illogicità quanto alla valutazione del compendio probatorio, suscettibile di interpretazioni alternative, favorevoli all'imputato. In particolare, si assume essere incomprensibile che …
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