Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34802 del 26 settembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:34802PEN

Massima

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Il reato di ingiuria sussiste quando la condotta dell'agente, attraverso l'utilizzo di espressioni offensive e diffamatorie, lede consapevolmente e volontariamente l'altrui onore e reputazione, anche in assenza di una specifica volontà di offendere. La scriminante dello stato d'ira non opera quando le pretese della persona offesa, oggetto della condotta ingiuriosa, siano state accertate come legittime in sede giurisdizionale, non potendo quindi configurarsi un fatto ingiusto altrui idoneo a determinare uno stato d'ira scusabile. La motivazione della sentenza di condanna per il reato di ingiuria può ritenersi adeguata anche se sintetica, purché indichi gli elementi di fatto e di diritto posti a fondamento della decisione, senza necessità di un'analitica confutazione di tutte le argomentazioni difensive.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

IL. BE. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 30/2009 GIUDICE DI PACE di TRINITAPOLI, del 11/05/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/06/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO GIOVANNI DEMARCHI ALBENGO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. STABILE Carmine che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITE…

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