Cassazione penale Sez. I sentenza n. 8125 del 7 marzo 2022

ECLI:IT:CASS:2022:8125PEN

Massima

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Il riconoscimento del vincolo della continuazione tra più reati non può fondarsi esclusivamente sulla riconducibilità degli stessi a un contesto criminale associativo, essendo necessario che, al momento della commissione del primo fatto, gli altri reati siano stati oggetto di una programmazione, seppur non specifica, ma comunque tale da delineare un unitario disegno criminoso. La mera appartenenza ad un'associazione mafiosa e la riconducibilità dei singoli reati al suo programma criminale non sono di per sé sufficienti a integrare il requisito della continuazione, dovendosi invece verificare in concreto l'esistenza di un nesso qualificato tra i diversi episodi delittuosi, tale da dimostrare una rappresentazione e programmazione unitaria degli stessi, ancorché non nelle loro specifiche modalità esecutive. Il riconoscimento automatico della continuazione tra tutti i reati commessi in ambito associativo rischierebbe di configurare un indebito beneficio sanzionatorio, in contrasto con i principi giurisprudenziali consolidati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MOGINI Stefano - Presidente

Dott. SIANI Vincenzo - Consigliere

Dott. BINENTI Roberto - Consigliere

Dott. TALERICO Palma - Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 22/06/2021 del TRIBUNALE di BERGAMO;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. SANTALUCIA Giuseppe;
lette/sentite le conclusioni del PG Dr. Birritteri, che ha chiesto la dichiarazione di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Bergamo, in funzione di giudice dell'esecuzione, ha rigettato la richiesta di (OMISSIS) di riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati di omicidio, oggetto d…

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