Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 27039 del 25 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:27039PEN

Massima

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La competenza territoriale nel procedimento di applicazione di misure di prevenzione personali antimafia si determina con riferimento al luogo in cui il proposto ha tenuto comportamenti sintomatici idonei a lasciar desumere la sua pericolosità sociale, a prescindere dal luogo di residenza anagrafica o di abituale dimora, essendo rilevante il luogo in cui, al momento della decisione, la pericolosità si manifesti in modo prevalente e significativo, in particolare quando il proposto risulti indiziato di appartenenza ad un'associazione di stampo mafioso, nel qual caso la competenza si radica nel circondario del tribunale ove ha sede il centro organizzativo e decisionale del gruppo criminale, in ragione della contiguità del proposto a tale struttura associativa. Il procedimento di prevenzione è autonomo rispetto al procedimento penale di cognizione, sicché la competenza territoriale può radicarsi indipendentemente dagli esiti di un eventuale procedimento penale in corso, purché siano indicati gli elementi in base ai quali si possa ritenere che il destinatario del provvedimento di prevenzione abbia manifestato la sua pericolosità nel territorio di competenza del giudice adito. La proposta di applicazione di una misura di prevenzione da parte di un organo territorialmente incompetente, sia esso il Questore o il Procuratore della Repubblica, comporta l'inammissibilità della proposta, senza possibilità di disporre la trasmissione degli atti al tribunale ritenuto competente, atteso che la competenza funzionale degli organi legittimati a formulare la proposta è inderogabile e non può formare oggetto di potere di sostituzione o di delegazione. Il giudizio di pericolosità sociale ai fini dell'applicazione di misure di prevenzione può fondarsi su indizi che giustifichino sospetti e presunzioni, purché fondati su elementi specifici, come i reiterati precedenti penali e giudiziari a carico del proposto, considerati sintomo dell'attuale permanenza del soggetto nel giro degli abituali spacciatori di sostanze stupefacenti collegati ad un pericoloso clan di stampo mafioso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUSCO Carlo Giuseppe - Presidente

Dott. MARINELLI Felicetta - rel. Consigliere

Dott. CIAMPI Francesco Mari - Consigliere

Dott. SERRAO Eugenia - Consigliere

Dott. DELL'UTRI Marco - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 5/2014 CORTE APPELLO di CATANIA, del 06/11/2014;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. EUGENIA SERRAO;

lette le conclusioni del PG Dott. Gioacchino Izzo, che, nella requisitoria scritta, ha ritenuto fondatamente proposta l'eccezione d'incompetenza territoriale ed ha concluso per l'annullamento senza rinvio dei decreti di primo e di secondo grado, con trasmissione degli atti a…

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