Il diritto del cittadino europeo, previa domanda ed autorizzazione, di beneficiare di trattamenti sanitari di altissima specializzazione all'estero trova applicazione anche nel caso in cui le strutture sanitarie nazionali, pur disponendo di posti letto e di adeguata strumentazione, non siano in grado di garantire tempestivamente ed in forma adeguata, in relazione allo stato clinico e alla prognosi del paziente, il medesimo programma riabilitativo somministrato dalla struttura estera autorizzata. Tuttavia, il rimborso delle spese sanitarie sostenute all'estero è limitato all'80% di quelle rimaste a carico dell'assistito, qualora il suo nucleo familiare abbia un indicatore ISEE superiore a 100.000 euro, ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. 1 dicembre 2000 e dell'Accordo Stato-Regioni del 6 febbraio 2003, salvo che le spese residue a carico dell'assistito non siano particolarmente elevate in relazione al reddito complessivo del nucleo familiare, caso in cui è possibile derogare ai criteri di rimborso previsti dalla normativa. Rientrano nel rimborso le spese sostenute per l'intervento chirurgico di chiusura della piaga da decubito, qualora tale trattamento risulti necessario e coerente con il programma riabilitativo complessivo autorizzato, mentre non sono rimborsabili le spese per l'acquisto di ausili e macchinari robotici non contemplati nel nomenclatore degli ausili e protesi del S.S.N.