La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: Non tutti gli atti formati dai pubblici ufficiali sono atti di fede privilegiata ai sensi dell'art. 2699 c.c., poiché rientrano nella previsione di tale norma soltanto gli atti che i pubblici ufficiali formano nell'esercizio di pubbliche funzioni certificative delle quali siano investiti dalla legge. Pertanto, la relazione di servizio redatta dai carabinieri e l'allegato rilevamento tecnico descrittivo, non essendo espressione di una funzione pubblica certificativa, godono di fede privilegiata solo relativamente alle circostanze certificate dai militari in relazione all'attività direttamente svolta (data di redazione dell'atto, nominativi dei verbalizzanti, ecc.), ma non anche relativamente alle informazioni in essi contenute. Ne consegue che tali atti non sono suscettibili di querela di falso, potendo essere contestati solo attraverso la prova contraria. Il giudizio di legittimità non può riesaminare il merito dell'intera vicenda processuale, essendo precluso al giudice di cassazione un nuovo apprezzamento degli elementi di fatto già valutati dai giudici di merito.