Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 19115 del 3 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:19115PEN

Massima

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Il reato di minaccia a pubblico ufficiale di cui all'art. 336 c.p. si configura quando l'agente prospetta concretamente ai pubblici ufficiali un male ingiusto, idoneo a turbare la loro sfera di autodeterminazione nell'assolvimento dei compiti istituzionali, anche qualora il male prospettato non si sia effettivamente realizzato e i pubblici ufficiali siano rimasti indifferenti. Ai fini della sussistenza del reato, non è necessario che l'agente abbia agito con l'esclusivo fine di indurre i pubblici ufficiali a compiere o omettere un atto d'ufficio, essendo sufficiente che la condotta sia diretta a interferire sull'attività d'ufficio in corso. La reiterazione e la perseveranza dell'agire criminoso, nonché l'idoneità della minaccia a ledere in modo non minimale l'interesse protetto dalla norma incriminatrice, escludono l'applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. BASSI Alessand - rel. Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 26/04/2016 della Corte d'appello di Ancona;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Alessandra Bassi;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Perelli Simone, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile;
udito il difensore, avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.
RITENU…

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