Cassazione penale Sez. II sentenza n. 9193 del 24 febbraio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:9193PEN

Massima

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Il reato di estorsione, consumata o tentata, si configura quando l'agente, mediante minaccia o violenza, costringe la vittima a consegnare una somma di denaro o altro bene patrimoniale, a prescindere dall'esistenza di un credito vantato dall'agente nei confronti della vittima. La minaccia può essere integrata anche dal riferimento a organizzazioni criminali, come la mafia, e dal complessivo comportamento intimidatorio dell'agente, senza che sia necessaria la prova di una minaccia esplicita. Le dichiarazioni delle parti offese, se coerenti e reciprocamente riscontrate, possono costituire prova sufficiente della responsabilità dell'imputato, anche in assenza di ulteriori riscontri esterni, purché non emergano elementi che ne inficino l'attendibilità, come l'esistenza di interessi economici sottesi al riconoscimento della responsabilità. La condanna per il reato di estorsione può essere fondata sulla valutazione complessiva degli elementi di prova, senza che sia necessaria la produzione di specifici documenti, come la ricevuta di versamento della somma richiesta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Presidente

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - rel. Consigliere

Dott. DE SANTIS Anna Maria - Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato in (OMISSIS);
avverso la sentenza del 17/03/2016 della Corte di Appello di Trento - sez. dist. Di Bolzano;
visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Luigi Agostinacchio;
sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. Cardia Delia, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
FATTO E DIRITTO
1. Con sentenza del 17/03/2016 la …

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