Il rigetto della domanda di emersione dal lavoro irregolare è legittimo qualora il richiedente non fornisca idonea documentazione a comprovare la presenza in Italia del lavoratore straniero in data anteriore all'8 marzo 2020, come richiesto dalla normativa. Tuttavia, l'amministrazione è tenuta a valutare attentamente ogni elemento probatorio prodotto, anche se non espressamente richiamato nell'atto impugnato, al fine di accertare il possesso dei requisiti previsti per l'accesso al beneficio. Ove la documentazione successivamente depositata in giudizio risulti idonea a superare gli impedimenti inizialmente opposti, l'autorità competente è tenuta a riesaminare la domanda, evitando di fondare il rigetto su meri formalismi o su elementi di prova di dubbia genuinità. Il principio di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa impone, infatti, all'amministrazione di adottare un approccio flessibile e collaborativo nella valutazione delle istanze di emersione, privilegiando la sostanza rispetto alla mera forma, al fine di consentire l'emersione del lavoro irregolare e la regolarizzazione della posizione dei lavoratori stranieri, in attuazione delle finalità perseguite dalla normativa di settore.