Cassazione penale Sez. II sentenza n. 26556 del 23 settembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:26556PEN

Massima

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Il dovere di controllo del dirigente pubblico sulla veridicità delle autodichiarazioni dei propri dipendenti, pur essendo un obbligo giuridico, non esclude la sussistenza del dolo di concorso nella truffa qualora il dirigente, consapevole della falsità delle dichiarazioni, ometta dolosamente di effettuare i necessari riscontri, agevolando così la condotta fraudolenta del dipendente e procurandogli ingiusti profitti. La falsa attestazione da parte del dirigente dello svolgimento del lavoro da parte del dipendente integra altresì il reato di falsa attestazione della presenza in servizio, essendo tale attestazione funzionale all'indebito utilizzo da parte del dipendente del codice necessario per certificare la missione in atto, a prescindere dalla qualificazione giuridica del fatto. La riqualificazione del fatto in un diverso reato non preclude la possibilità di mantenere la misura interdittiva, purché il fatto descritto rimanga sostanzialmente invariato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GALLO Domenico - Presidente

Dott. MANTOVANO Alfredo - rel. Consigliere

Dott. DI PAOLA Sergio - Consigliere

Dott. PERROTTI Massimo - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DEL TRIBUNALE DI CATANZARO;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 27/02/2020 del TRIB. Riesame di CATANZARO;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. MANTOVANO ALFREDO;
sentite le conclusioni del PG Dr. MANUALI VALENTINA, per l'inammissibilita' del ricorso.
Udito il difensore avv. (OMISSIS), la quale chiede la conferma dell'ordinanza impugnata.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza in d…

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