Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare la vicenda, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Le opere di natura tecnologico-pertinenziale, realizzate nell'ambito di un impianto di depurazione esistente da oltre trent'anni, non possono essere qualificate come interventi di trasformazione del territorio urbanisticamente rilevanti, in quanto costituiscono meri aggiornamenti funzionali privi di autonomia e di significativa incidenza paesaggistica. 2. La sanzione demolitoria non può essere legittimamente irrogata ai sensi dell'art. 37 del d.p.r. n. 380/2001, che la prevede in ipotesi diverse dalla fattispecie in esame, e la demanda alla separata competenza dell'autorità preposta alla tutela del vincolo gravante sull'area di intervento. 3. L'interesse processuale del Consorzio proprietario dell'impianto di depurazione, tra i cui scopi istituzionali rientra la gestione delle aree industriali e delle relative infrastrutture, è autonomo e distinto rispetto a quello della società partecipata affidataria della gestione, legittimando l'impugnazione autonoma dei provvedimenti lesivi. 4. Il giudicato formatosi su un precedente ricorso, pur vincolando le parti di quel giudizio, non elide l'interesse del Consorzio proprietario a ottenere una pronuncia di annullamento anche nei propri confronti, trattandosi di soggetto legittimato a proporre autonomamente il ricorso.