Cassazione penale Sez. I sentenza n. 20012 del 26 maggio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:20012PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La misura cautelare della custodia in carcere può essere applicata quando sussistono gravi indizi di colpevolezza e concreti e attuali elementi di pericolo di reiterazione del reato, anche in presenza dell'aggravante del metodo mafioso di cui all'art. 7 della Legge n. 203/1991. Tuttavia, la rinuncia all'impugnazione da parte dell'indagato, pur essendo un atto formale e irrevocabile, deve essere effettuata personalmente dallo stesso e non può essere sostituita dalla sola dichiarazione del difensore, salvo che quest'ultimo non sia espressamente munito di tale potere. In ogni caso, la sopravvenuta revoca della misura cautelare determina la carenza di interesse dell'indagato alla prosecuzione del giudizio di impugnazione, comportandone l'inammissibilità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M.S. - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Co. Fr. n. il (OMESSO);

avverso l'ordinanza 1 ottobre 2009 - Tribunale di Catanzaro;

sentita la relazione svolta dal Consigliere dott. BARBARISI Maurizio;

udite le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Dott. FEBBRARO Giuseppe, che ha chiesto la declaratoria di inammissibilita' del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.

RITENUTO IN FATTO

1. - Con ordinanza in data l ottobre 2009, depo…

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