Tribunale Amministrativo Regionale Lazio - Roma sentenza n. 8280 del 2001

ECLI:IT:TARLAZ:2001:8280SENT

Massima

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Il Comune, nell'esercizio dei propri poteri pianificatori in sede di variante al piano regolatore generale, può adottare scelte discrezionali in merito alla destinazione di singole aree, anche con finalità di tutela paesaggistica e ambientale, senza necessità di una diffusa motivazione argomentativa, essendo sufficiente il riferimento ai criteri generali di ordine tecnico-discrezionale seguiti nell'impostazione del piano. Tali scelte, salvo che non siano inficiate da errori di fatto o abnormi illogicità, sono sottratte al sindacato di legittimità del giudice amministrativo, in quanto espressione di un apprezzamento di merito. La variante generale al piano regolatore, finalizzata alla tutela paesistica e storico-archeologica di un determinato territorio, può legittimamente comportare la trasformazione di zone residenziali in agricole o la riduzione della potenzialità edificatoria, senza che ciò richieda una diffusa analisi argomentativa, atteso il valore costituzionale fondamentale del paesaggio ai sensi dell'art. 9 della Carta. Inoltre, la destinazione di un'area a zona agricola, con conseguente riduzione dell'edificabilità, non determina la configurazione di un'aspettativa qualificata del privato ad una specifica destinazione edificatoria, ma solo un'aspettativa generica ad una reformatio in melius, analogamente a quella di ogni altro proprietario di aree che aspira ad una utilizzazione più proficua dell'immobile. Pertanto, in tali ipotesi, non è necessaria una motivazione ulteriore rispetto a quella dei criteri di ordine tecnico seguiti per la redazione del piano.

Sentenza completa

((omissis)) questioni di diritto sottese al gravame in trattazione, afferendo tutte alla esatta individuazione della latitudine dei poteri pianificatori del Comune, in sede di variante al piano regolatore generale, possono essere esaminate congiuntamente secondo un criterio espositivo adottato da recente giurisprudenza (cfr. C.d.S., Sez. IV, 8.5.2000, n. 2637 e 20.3.2001, n. 1679).
Come noto le varianti ai piani regolatori generali possono essere distinte, in relazione alla loro funzione ed estensione in varianti specifiche, varianti normative e varianti generali, queste ultime consistendo, in sostanza, in una nuova disciplina generale dell'assetto del territorio , resasi necessaria perché il piano regolatore generale ha durata indeterminata e quindi deve essere soggetto a revisioni periodiche (nel caso di specie, il Comune, come risulta dall'ampia ed esauriente relazione tecnica, ha perseguito con l'impugnata variante stralcio l'obbiettivo contestuale di tut…

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