Cassazione civile Sez. III sentenza n. 25214 del 29 novembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:25214CIV

Massima

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Il dolo di diffamazione sussiste quando l'agente, pur non avendo inteso calunniare la vittima, abbia tuttavia consapevolmente attribuito a quest'ultima una condotta, anche solo irregolare, idonea a lederne la reputazione, consapevole che tale addebito sarebbe stato percepito e compreso da almeno due persone. La diffamazione è integrata anche quando le dichiarazioni siano state rese a pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, in quanto ciò non esclude la comunicazione a più persone, elemento costitutivo del reato. L'esercizio del diritto di difesa non scrimina la condotta diffamatoria, in quanto la consapevolezza dell'offesa alla reputazione altrui integra il dolo richiesto. Il giudice di rinvio non è tenuto a pronunciarsi sulla restituzione delle somme versate in esecuzione della sentenza cassata, quando con la nuova pronuncia sia posto nuovamente in essere il titolo giustificativo della condanna.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MORELLI Mario Rosario - Presidente

Dott. FILADORO Camillo - rel. Consigliere

Dott. D'ALESSANDRO Paolo - Consigliere

Dott. TRAVAGLINO Giacomo - Consigliere

Dott. FRASCA Raffaele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

BE. RA. AL. (OMESSO), elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DELLE QUATTRO FONTANE 10, presso lo studio dell'avvocato PIVANTI ANDREA, che lo rappresenta e difende unitamente all'avvocato GALLETTI CARLA giusta delega in atti;

- ricorrente -

e contro

MA. GI. ;

- intimato -

avverso la sentenza n. 1763/2008 del TRIBUNALE di BOLOGNA, depo…

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