Il vincolo paesaggistico di inedificabilità assoluta previsto per le fasce di rispetto dei corsi d'acqua ai sensi dell'art. 142, comma 1, lett. c) del d.lgs. n. 42/2004 e dell'art. 7 della l.r. Lazio n. 24/1998 impone una valutazione di compatibilità paesaggistica rigorosa, che non può essere derogata in ragione di un presunto livello di compromissione dell'area o di un consolidato affidamento del privato, essendo necessario salvaguardare i residui valori naturalistici e agricoli presenti, anche ove l'edificazione abusiva sia stata realizzata in epoca antecedente all'apposizione del vincolo. L'amministrazione, nel valutare la compatibilità paesaggistica, deve attenersi ai limiti e ai criteri stabiliti dalla normativa vigente al momento dell'adozione del provvedimento, senza poter considerare eventuali richieste di declassificazione o riduzione della fascia di rispetto avanzate dal Comune, ove le stesse non siano state accolte dall'autorità competente. Pertanto, il diniego di concessione edilizia in sanatoria fondato sull'incompatibilità del manufatto con il vincolo paesaggistico non può ritenersi illegittimo per violazione dei principi di buon andamento, proporzionalità e tutela dell'affidamento, ove adeguatamente motivato sulla base della permanenza di valori paesaggistici meritevoli di salvaguardia.