Il possesso e la condivisione consapevole di materiale pedopornografico, anche attraverso programmi di file sharing, integrano i reati di detenzione e divulgazione di tale materiale, a prescindere dalla prova dell'effettiva acquisizione da parte di terzi. Infatti, la natura di reati di pericolo concreto di tali fattispecie penali rende irrilevante l'accertamento dell'avvenuta condivisione, essendo sufficiente la mera disponibilità del materiale illecito e la sua collocazione in cartelle condivise, indice della volontà dell'agente di permetterne l'acquisizione da parte di altri utenti. Pertanto, il mero scaricamento e la conservazione di un ingente quantitativo di files pedopornografici, anche se parzialmente cancellati, unitamente alla loro allocazione in sottocartelle condivise, sono elementi sufficienti a configurare i reati di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, in assenza di prova contraria circa l'involontarietà di tali condotte.