Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 26846 del 25 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:26846PEN

Massima

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Il sequestro preventivo di beni può essere disposto dal giudice, su richiesta del pubblico ministero, al fine di assicurare la confisca di profitti illeciti derivanti da reati di truffa aggravata, a prescindere dalla pendenza di un procedimento penale a carico del soggetto nei cui confronti è disposto il sequestro. Il giudice, nel valutare la sussistenza dei presupposti per l'applicazione della misura cautelare reale, deve accertare l'esistenza di gravi indizi di colpevolezza in relazione al reato contestato e il pericolo di dispersione o di sottrazione dei beni che potrebbero formare oggetto di confisca. La misura del sequestro preventivo deve essere proporzionata all'entità del profitto illecitamente conseguito e non può eccedere tale ammontare. La rinuncia al ricorso da parte del soggetto colpito dalla misura cautelare reale comporta l'inammissibilità del gravame e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI BARI e da (OMISSIS), nato a (OMISSIS);

Avverso l'ordinanza pronunciata dal Tribunale della Liberta' di Bari l'8.1.2015 nel p.p. n. 36/2014;

visti gli atti, l'ordinanza impugnata e il ricorso;

udita la relazione del consigliere Dott. MOGINI Stefano;

udite le conclusioni del sostituto procuratore generale Dott. ANGELILLIS Ciro, che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricorsi.

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