La Regione può esercitare il potere di approvazione con modifiche d'ufficio del piano regolatore generale comunale ai sensi dell'art. 45 della L.R. 61/85 solo nei casi tassativamente previsti dalla legge, in quanto le competenze pianificatorie sono espressione di un potere concorrente del comune e della regione, in base al quale le scelte urbanistiche generali inerenti al territorio comunale spettano in primo luogo all'ente locale territoriale, mentre la regione può sovrapporre unilateralmente la propria volontà a quella del comune solo nei casi espressamente previsti dalla legislazione statale e regionale. Pertanto, l'intervento regionale non è legittimo qualora non sia riconducibile alle ipotesi di cui ai punti 1 e 4 dell'art. 45, ovvero al rispetto di vincoli e prescrizioni del P.T.R.C. e del P.T.P. o alla tutela del paesaggio e dei complessi storici, monumentali, ambientali ed architettonici, non essendo stati rilevati specifici contrasti con tali interessi pubblici. In tali casi, l'annullamento degli atti regionali di approvazione con modifiche d'ufficio del piano regolatore generale comunale è pertanto dovuto.