Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19256 del 8 maggio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:19256PEN

Massima

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Il reato di ingiuria di cui all'art. 594 c.p. sussiste quando le espressioni utilizzate, anche se volgari, manifestano un giudizio di disvalore sulle qualità personali del soggetto passivo, senza limitarsi a criticarne la condotta. Il contesto in cui le frasi sono pronunciate rileva non semplicisticamente come movente, ma come ambito in cui le espressioni adottate si riferiscono in modo contenutistico alla condotta del destinatario. Tuttavia, l'applicazione dell'esimente di cui all'art. 599 c.p., comma 2, può escludere la punibilità della condotta, pur non incidendo sull'offensività dell'espressione. Inoltre, in caso di declaratoria di non luogo a procedere per particolare tenuità del fatto ai sensi dell'art. 34 d.lgs. n. 274/2000, il giudice penale non può pronunciarsi sulla domanda di risarcimento del danno proposta dalla persona offesa, in quanto tale pronuncia è riservata alla sentenza di condanna o all'estinzione del reato per amnistia o prescrizione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello - Presidente

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO G. - rel. Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 385/2012 GIUDICE DI PACE di NOVARA, del 18/03/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 13/03/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DE MARZO GIUSEPPE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. FRATICELLI Mario, che ha concluso per l'annullamento senza rinvio limitatamente alla statuizioni civili. Rigetto nel resto.

RITENUTO IN FATTO

1. Con se…

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