Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23295 del 16 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:23295PEN

Massima

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Il reato di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri (art. 496 c.p.) si perfeziona al momento in cui l'agente dichiara falsamente le proprie generalità, a prescindere dal fatto che successivamente abbia fornito le informazioni corrette, essendo irrilevante la modesta differenza tra il cognome dichiarato e quello effettivo, atteso che le generalità devono essere chiaramente riferite per essere riportate nel verbale. Inoltre, la conoscenza pregressa dell'agente di pubblico servizio circa l'identità dell'imputato non esclude la configurabilità del reato, in quanto non è detto che l'agente conoscesse le esatte generalità della persona. Pertanto, i giudici di merito hanno correttamente applicato i criteri di cui agli artt. 132 e 133 c.p. nella determinazione della pena, in assenza di vizi di motivazione censurabili in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - rel. Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GI. MI. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 133/2009 CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA, del 03/11/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 26/04/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GENNARO MARASCA;

Udito il Pubblico Ministero in persona del Dr. Stabile Carmine, che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso;

Udito il difensore dell'imputato avvo…

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