Cassazione penale Sez. I sentenza n. 1205 del 10 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:1205PEN

Massima

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La partecipazione all'associazione di tipo mafioso, ai sensi dell'art. 416-bis c.p., è riferibile a colui che si trovi in rapporto di stabile e organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio, tale da implicare un ruolo dinamico e funzionalistico, in esplicazione del quale l'interessato prende parte al fenomeno associativo, rimanendo a disposizione dell'ente per il perseguimento dei comuni fini criminosi. Tale partecipazione può essere desunta da indicatori fattuali dai quali, sulla base di attendibili regole di esperienza attinenti propriamente al fenomeno della criminalità di stampo mafioso, possa logicamente inferirsi l'appartenenza, purché si tratti di indizi gravi e precisi, idonei a dare la sicura dimostrazione della costante permanenza del vincolo nonché della duratura e sempre utilizzabile messa a disposizione della persona, con puntuale riferimento allo specifico periodo temporale considerato dall'imputazione. In particolare, costituiscono elementi indiziari gravi e precisi, tra gli altri, l'affiliazione rituale, l'investitura della qualifica di uomo d'onore, la commissione di delitti-scopo, oltre a molteplici e significativi facta concludentia. Il giudizio sulla sussistenza di tali indizi, ai fini dell'adozione di una misura cautelare personale, deve essere fondato su un incisivo giudizio prognostico di "elevata probabilità di colpevolezza", senza che sia richiesto il requisito della precisione e della concordanza, ma solo quello della gravità degli indizi di colpevolezza, intesi come tutti quegli elementi a carico ancorati a fatti certi, di natura logica o rappresentativa, che non valgono di per sé a dimostrare, oltre ogni dubbio, la responsabilità dell'indagato ma sono tali da lasciar desumere con elevata valenza probabilistica l'attribuzione del reato al medesimo. Il controllo di legittimità sulla valutazione di tali indizi da parte del giudice cautelare è limitato all'esame del contenuto dell'atto impugnato e alla verifica delle ragioni giuridicamente significative che l'hanno determinato e dell'assenza di illogicità evidente, senza che possa integrare vizio di legittimità la mera prospettazione di una diversa e, per il ricorrente, più adeguata, valutazione delle risultanze delle indagini.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. CAIAZZO Luigi Pietro - Consigliere

Dott. TARDIO Angela - rel. Consigliere

Dott. MAZZEI Antonella P. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato il (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 323/2011 TRIBUNALE LIBERTA' di REGGIO CALABRIA, del 21/04/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere dott. Angela Tardio;

sentite le conclusioni del Procuratore Generale dott. Mario Fraticelli, che ha chiesto l'annullamento con rinvio dell'ordinanza impugnata;

sentito per il ricorrente l'avv. (OMISSIS), che ha insistito per l'accoglimento dei motivi di ricorso.

RI…

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